martedì 17 giugno 2014

Argentina Bond, default tecnico a fine giugno 2014 o entro l'anno. Alto rischio di una nuova crisi nazionale se l'FMI non interverrà.





La sentenza

La sentenza del 16 giugno 2014 della Corte Suprema degli Stati Uniti ha imposto all'Argentina il rimborso di 1,3 miliardi di dollari a favore degli hedge fund statunitensi in possesso dei titoli obbligazionari andati in default nell'ormai lontano 2001.

La scadenza

L'Argentina dovrà rimborsare l'intero importo oggetto della sentenza prima di qualsiasi altro pagamento relativo alle nuove emissioni obbligazionarie post 2001. Dunque nella fattispecie il rimborso dei 1,3 miliardi di dollari dovrà avvenire in linea teorica entro il 30 giugno 2014 data in cui è previsto la liquidazione annuale degli interessi dei nuovi bond Argentina in scadenza nel 2033.

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Le conseguenze

In questo momento l'Argentina non dispone della liquidità necessaria al rimborso degli hedge fund e nel contempo al riconoscimento degli interessi sulle nuove obbligazioni. Dunque si va verso il preoccupante scenario del default tecnico dell'Argentina. Questo a meno di clamorosi colpi di scena come il rinvio dell'applicazione della sentenza della Corte Costituzionale statunitense (praticamente impossibile) o l'invenzione di un qualche espediente finanziario del tesoro argentino (improbabile ma fattibile) o una mediazione fra il governo argentino e gli hedge fund USA (complicato ma più probabile).

Il governo

La posizione del governo argentino è stata da subito molto critica e ostile al pronunciamento della Corte Suprema statunitense. Il ministro dell'Economia, Axel Kicillof, ha spiegato alla stampa che per le finanze argentine è impossibile rimborsare 1,3 miliardi di dollari entro il 30 giugno di quest'anno e che «la sentenza rende impossibile il pagamento a New York del debito ristrutturato e mostra la totale mancanza di volontà di negoziare sulla base di condizioni diverse da quelle indicate dal giudice Griesa». Il ministro dell'economia ha aggiunto che i fondi avvoltoi «no pasaran» e non riusciranno a scardinare la ristrutturazione del debito già completata.
Dunque il governo argentino si prefigge l'obiettivo di avere la botte piena e la moglie ubriaca, un po' arduo nella condizioni in cui versa il paese sudamericano. Più probabile che si accontenti di trovare un accordo con gli hedge fund per una "morbida" dilazione o una riduzione della cifra da rimborsare o meglio ancora entrambe.


La situazione

Già prima della notizia sul rimborso agli hedge fund l'economia argentina non navigava in acque tranquille:
  • inflazione sopra il 20% sebbene il tasso ufficiale fosse "solo" del 12%;
  • valuta locale (peso argentino) in caduta libera sul dollaro;
  • mercato nero in continua espansione;
  • riserve monetarie ai minimi termini;
  • conti pubblici in dissesto finanziario.

Inevitabili le conseguenze finanziarie della sentenza della corte suprema americana:
  • panico sulla borsa di Buenos Aires crollata del 10% solo nel primo giorno contrattazioni
  • caduta a picco delle obbligazioni argentine denominate in dollari (sul mercato secondario i bond a 10 anni sono passati da 84 a 74 centesimi) 
  • impennata dei CDS saliti oltre quota 1800 punti (valori che non si vedevano dai tempi del default del 2001).

E chi ha i Tango Bond?

In caso di default tecnico il miglior scenario che si prospetta ai detentori dei titoli di stato argentini di nuova emissione è quello di un rinvio sine die della remunerazione delle cedole. Mentre il peggior scenario è la perdita di parte (haircut) o di tutto il capitale investito come successe per i Tango Bond del 2001.





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